E C H I N A D I Isole "Ricci di mare" mar Ionio - agosto 2009 di Marco Ferrario

Marco Ferrraio è un nostro associato, appassionato di Kayak. Il suo sito, ricco di esperienze e di foto, è da vedere : http://ekokayak.wordpress.com/.
Nel sito ci sono le immagini, le mappe di questo viaggio.

 

Premessa:

Dieci anni fa, mentre dall'isola di Itaca contemplavo il mare che ad est la separa dalla regione greca dell'Acarnania, la mia attenzione fu attratta da numerose terre, apparentemente sperdute nello Ionio greco. Terre che sembravano isolate e sospese sull'acqua.
Identificai con certezza l'isola di Atokos, a circa 9 chilometri da Itaca, mentre altre, più lontane, si confondevano nella foschia, tra il continente, il mare ed il cielo. Il desiderio di conoscenza mi spinse a consultare le mappe, così verificai che quanto osservato in lontananza, erano isole disabitate, senza strade nè paesi. Erano molte isole, più di quante ne immaginassi.
Fu così che nacque in me il desiderio di conoscerle da vicino, tanto più che dopo aver vagabondato numerose volte nell'arcipelago del mare Ionio Greco (Corfù, Paxi, Lefkada, Cefalonia, Itaca, ecc.), di queste isole mai avevo avuto notizie e mai mai avevo sentito parlarne, sembravano inesistenti.
Invece sono una ventina di isole, isolotti e qualche scoglio, e formano/* l'arcipelago delle isole Echinadi.

Il nostro viaggio inizia ad Ancona dove ci imbarchiamo su una nave della compagnia Superfast che in 21 ore di navigazione ci conduce a Patrasso, importante porto sulla costa nord del Peloponneso. Una nave splendida e pulita, e un viaggio comodo sul ponte aperto, ove abbiamo soggiornato a bordo del nostro camper. Le lunghe ore del viaggio sono state allietate dalla visione di alcuni film portati da casa, grazie al nostro PC portatile. Sbarcati a Patrasso, percorriamo una decina di chilometri in direzione di Atene e ci fermiamo a Rio, dove la fortezza merita una visita (orario di apertura dalle 8,30 alle 15).
E' forte il contrasto fra la fortezza antica ed il faraonico ponte stradale costruito in occasione delle olimpiadi del 2004. Il ponte, slanciato simbolo della modernità greca, congiunge il Peloponneso con la Grecia Centrale. In passato lo avevamo percorso altre volte in camper, ma per poter ammirare meglio l'architettura, decidiamo di contemplarlo dal mare e perciò ci imbarchiamo su uno dei numerosi traghetti che ogni dieci minuti, ancora come un tempo, congiungono le due sponde, qui dove termina il golfo di Patrasso e si apre quello di Corinto. Il breve viaggio in traghetto è molto panoramico e più economico del ticket per il diritto di transito sul ponte.

Sbarchiamo ad Andirio, nei pressi della fortezza turca. In camper raggiungiamo la città di Messòlongi e oltrepassiamo il fiume Acheloos; la costa qui è bassa e paludosa e noi, che preferiamo un mare dal paesaggio più vario e movimentato, proseguiamo il viaggio sino al *golfo di Astakos.* Astakos è un villaggio situato in fondo all'omonimo golfo. Dal porto di Patrasso, fin qui, abbiamo percorso in camper un centinaio di chilometri su strade in buono stato e poco trafficate. Dalla strada costiera che prosegue dopo Astakos, alta sulla scogliera del versante occidentale del golfo, scorgiamo alcune calette adatte al campeggio libero ed altre con insediamenti nei pressi di grandi vasche marine adibite all'allevamento del pesce.
Poco prima del promontorio che delimita il golfo prendiamo la deviazione che porta alla *spiaggia di Marathias*, eccellente* *base per varare i nostri kayak alla scoperta delle isole Echinadi. La baia è raggiungibile percorrendo una ripida ed ampia strada asfaltata. Tra la vegetazione e vicino alla spiaggia, alcuni greci, con un invadente senso di proprietà, hanno recintato alla bellemeglio la "loro" piazzuola sulla quale hanno sistemato le tende e le roulottes. Nonostante l'aspetto stanziale e un poco triste dell'accampamento, ci fermiamo qui per tre giorni. La spiaggia di Marathias si trova in fondo ad una insenatura riparata dai venti estivi dominanti, mantendo così il mare calmo fino al promontorio. Usciti dal golfo, in mare aperto, il vento si fa sentire specialmente nelle ore pomeridiane.
Dopo aver esplorato in kayak la bella costa del golfo di Astakos, in fondo alla quale è collocata la cittadina da cui partono i traghetti per le Isole di Itaca e di Cefalonia, e aver costeggiato un tratto a nord in direzione di Mitikas, ci siamo diretti verso le /*isole Echinadi*/-Drakoneres. L'arcipelago delle Echinadi si estende dal largo della piana alluvionale del fiume Acheloos e si allunga in un susseguirsi di una ventina di isole per circa venticinque chilometri verso nord, sino all'imboccatura del golfo di Astakos. Considerate sacre nell'antichità, le Echinadi facevano parte del Regno di Ulisse e le troviamo citate da Omero nell'Iliade. Nei tempi antichi le isole erano più numerose, ma i continui depositi alluvionali del fiume Acheloos hanno collegato alcune di esse al continente, questo processo è oggi evidente per l'isola di Petales, ormai quasi congiunta all'Acarnania. Sono comunque ancora molte le isole e gli isolotti distanti dalla terraferma da 1 a 8 chilomerti.

L'arcipelago è pressochè disabitato e deserto, nel Mediterraneo è una situazione non comune. Il nome Echinadi, deriva da echino: il riccio di mare in lingua greca. Infatti queste sono isole dai contorni rocciosi, taglienti e pungenti, che feriscono facilmente, come gli aculei dei ricci di mare, è perciò necessario affrontarle coi dovuti modi. I luoghi in cui è possibile sbarcare col kayak sono pochissimi e spesso problematici.
L'arcipelago delle isole Echinodi è suddiviso in tre sottogruppi. A sud, al largo della piana alluvionale dell'Acheloos, c'è il gruppo delle isole Ouniades: l'isola di Oxia è la più alta e raggiunge i 421 metri s.l.m., le altre sono: Kouneli, Makri e Vromonas. A nord dell'arcipelago il gruppo più numeroso forma le *Drakoneres*, che prende il nome dall'isola Drakonera, la più vasta e che raggiunge l'altezza di 137 metri s.l.m.; le altre isole sono: Kalogiros, Karlonisi, Provati, Pondiko, Tsakalonisi, Pistros, Filippos, Lambrinos, Sofia e Praso.

Tra i due gruppi si trova il gruppetto delle piccole isole di Modia: Gravaris, Soros, Apada e Modi, l'isola più grande di esse e che da il nome al gruppo. Tutte le isole dell'arcipelago fanno parte delle prefetture di Itaca o di Cefalonia. Molte isole sono private e alcune sembra siano attualmente in vendita con grossi rischi futuri per il patrimonio naturale dell'intero arcipelago. Su alcune isole si scorgono caprette e piccole baracche apparentemente disabitate, forse servono come base per i pastori di capre che sporadicamente raggiungono l'arcipelago.

Dalla spiaggia di Marathias si raggiunge facilmente l'isola di Kalogiros, distante solo 1,5 km., la prima isola del gruppo delle Drakoneres. E' bello pagaiare liberamente tra queste isole ancora selvagge e assolutamente silenziose nonostante l'alta stagione estiva. Di isola in isola si percorre a piacere tutto l'arcipelago, allungandosi verso sud e ritornando percorrendo altre "strade" tra altre isole. Colpiscono la nostra curiosità, alcuni enormi allevemanti di pesci tenuti da extracumunitari di origine asiatica e africana, spesso vestiti coi loro costumi e che vivono su fatiscenti baracche galleggianti, A sud/est dell'isola di Draconera c'è una baia rocciosa molto bella. Le altre cale, sopratutto quelle più esposte a nord, sono invase da rifiuti plastificati portati dal mare, ma evidentemente "frutto" dell'inciviltà umana che li ha abbandonati a miglia di distanza da questo arcipelago, altrimenti incontaminato.