KASTOS e KALAMOS in ekokayak di Marco ferrario
Isole dell’arcipelago Tilevoides
– Mare Jonio – Grecia
Nel mare Jonio, non lontano dalla costa
della Grecia centro/occidentale, ci sono due isole molto belle e incontaminate,
oasi di pace anche in alta stagione estiva, le definirei “Isole Vere”
proprio per questa loro particolarità, ai giorni nostri così rara e
preziosa.
Qui il tempo scorre lento, sono isole da déjà vu, che fanno ricordare
la mia prima Grecia, quella visitata negli anni settanta, quando in
giovenù, subito dopo la caduta del regime dei colonnelli, mi innamorai
delle isole greche.
Il loro nome è Kastos e Kalamos, le isole più orientali dell’arcipelago
delle Tilevoides.
Dopo aver trascorso i nostri primi giorni
di vacanza pagaiando nell’arcipelago disabitato delle Isole ECHINADI,
riprendiamo il camper alla ricerca di un comodo campo base che ci permetta
di affrontare in kayak la traversata verso Kastos e Kalamos.
Dalla spiaggia di Marathias, sulla quale eravamo precedentemente accampati,
abbiamo raggiunto la comoda strada costiera, molto panoramica e poco
trafficata, che congiunge Astakos a Mitikas e la percorriamo verso nord.
Affacciati sul Golfo di Mitikas, ammiriamo una costa adatta al campeggio
libero, caratterizzata da calette, scogliere e allevamenti di pesce,
mentre al largo, in lontananza, le isole di Kastos e Kalamos ci aspettano.
Poco oltre il bivio per la spiaggia di Bela, a circa 8 km. da Mitikas,
imbocchiamo la deviazione asfaltata che scende verso la spiaggia di
Agrilia, oltrepassiamo un cancello che sembra delimitare una proprietà
privata e fatti pochi metri la stradina termina sul piccolo promontorio
roccioso che divide la spiaggia di Agrilia da quella di Pros, nei pressi
di un bar-taverna.
Paghiamo al bar 10 euro al giorno, per il diritto a sostare usufruendo
dell’acqua erogata da un rubinetto a pochi metri dal camper e per scaricare
nel WC la valigia delle acque nere. Con un supplemento di 5 euro avremmo
potuto collegarci alla rete elettrica, ma i nostri pannelli solari suppliscono
alle esigenze. Sul promontorio, affacciati verso le isole di Kastos
e Kalamos, ci accampiamo per quattro giorni, il posto è strategico per
raggiungere in kayak le due isole.
La prima escursione in kayak la facciamo navigando sottocosta verso
sud, per ammirare dal mare le baie e i promontori contemplati precedentemente
dalla strada.
Il giorno seguente costeggiamo verso nord, oltrepassando Mitikas, fino
a raggiungere alcune belle calette di ciottoli bianchi.
Sulla via del ritorno ci fermiamo al semplice villaggio di Mitikas,
dal quale partono i ferry per le isole di Kastos e Kalamos (in estate
ci sono 3 o 4 corse al giorno ma non trasportano le auto dei turisti).
La lunga spiaggia ciottolosa a sud/est di Mitikas, non è molto frequentata,
ma è affiancata da una stradina sterrata e lo scarso traffico veicolare
alza comunque molta polvere.
E’ arrivato il momento di affrontare le escursioni verso le isole. Il
loro perimetro è rispettivamente di Km. 20 e 32, ai quali vanno aggiunti
i chilometri delle traversate. Sono due pagaiate piuttosto impegnative
in considerazione anche del meteo che in questi giorni, nelle ore pomeridiane
tende a peggiorare. Il vento, pur non alzando grosse onde, dopo mezzogiorno
acquista forza e le nubi che in mattinata stazionano sui monti dell’Acarnania,
nel corso della giornata si allargano sino ai monti di Kalamos e potrebbero
evolvere in temporali.
Decidiamo di partire all’alba per poter rientrare nelle prime ore pomeridiane.
ISOLA DI KASTOS
Il sole non è ancora sorto quando ci imbarchiamo
dalla spiaggia di Agrilia per partire alla volta dell’isola di Kastos.
La traversata è di circa 6 chilometri. Poco prima di giungere alla punta
nord dell’isola, costeggiamo l’isolotto di Provati, poi, percorse ancora
poche centinaia di metri, giungiamo ai piedi della scogliera nord di
Kastos.
L’isola di Kastos si estende da nord/est a sud/ovest per circa 8 km.
e la sua massima larghezza è inferiore al chilometro. Incontaminate
colline verdi raggiungono un’altezza di 155 metri e sono ricoperte di
ulivi secolari, pini, cipressi e una fitta macchia mediterranea. Poche
decine di persone vivono sull’isola prevalentemente allevando capre
e galline. Pur essendo ricca di pozzi e sorgenti, l’acqua corrente arriva
alle case solo dal 2000 mentre l’elettricità dal 1995.
La costa orientale è caratterizzata da scogliere e numerose belle calette
di sassi bianchi.
Anche se il mare ha scaricato parecchi rifiuti, sopratutto plastica,
molte spiagge si prestano magnificamente per il campeggio libero.
Dopo la spiaggia di Limnos
e superato l’isolotto di Mangelaria, in una baia, si trova il minuscolo
villaggio di Kastos. Affacciato al porticciolo e attorniato da
boschi di ulivi, è questo l’unico insediamento dell’isola. I pochi residenti
sono per lo più anziani. Solo in alta stagione estiva tornano gli emigranti
e arriva qualche turista, sopratutto diportisti che trovano ospitalità
nel porticciolo, ma il paese e l’intera isola rimangono luoghi molto
tranquilli.
Sbarchiamo per una breve passeggiata tra le antiche case di pietra e
raggiungiamo la chiesa con annesso il cimitero; in piazza ci sono i
giochi per i bambini, ma si avverte un senso di abbandono, del resto
la scuola dell’isola è chiusa da diversi anni per mancanza di bimbi.
A Kastro non ci sono hotel ma solo pochi affittacamere. Abbiamo notato
un paio di improvvisati minimarket e due o tre taverne, ma non c’è la
banca e nemmeno la farmacia, solo un ambulatorio. Sull’isola il traffico
veicolare è quasi assente e il ferry che con un paio di corse al giorno
la collega a Mitikas non può sbarcare le auto dei turisti. Una unica
strada passando da Kastro, collega l’approdo di Sarakiniko, sul versante
orientale, all’estremo nord dell’isola.
A sud di Kastos la costa è caratterizzata da incantevoli baie dall’acqua
che sembra di cristallo, ma le spiagge di Athiki
e di Vathia sono disseminate
di rifiuri di plastica.
Doppiato Capo Podari, punta sud/orientale di Kastos, in lontananza ci
appare l’isola di Athokos.
Proseguiamo sottocosta lungo il versante occidentale caratterizzato
da rocce scoscese e da scarse e problematiche possibilità di sbarco.
Abbiamo provato ad approdare in alcune minuscole calette infestate da
sciami d’api, che forse attirate dai colori del nostro abbigliamento,
si precipitano verso di noi appena tentiamo lo sbarco. Non rimane che
fuggire, precipitosamente.
Sarakiniko è l’unico sbarco possibile,
è una baia che ci appare abbandonata e solitaria con una isoletta nel
mezzo e un piccolo molo adibito allo scalo dei ferry che trasportano
automezzi. E’ un approdo protetto dai venti meridionali e perciò utilizzato
in caso di cattivo tempo. La strada conduce a Kastos. A Sarakiniko le
api sembrano meno aggressive, così sbarchiamo per una nuotata nella
baia, ma è meglio indossare le scarpe perchè sul fondale ci sono numerosi
ricci.
Terminiamo la circumpagaiata dell’isola raggiungendo l’isolotto di
Provati e da esso riprendiamo il largo in direzione nord/est, verso
il continente, per tornare alla spiaggia di Agrilia.
- Escursione in kayak – Perimetro
dell’Isola di Kastos e traversate dalla spiaggia di Agrilia: 33 km.
circa -
ISOLA DI KALAMOS
Kalamos è l’isola più grande dell’arcipelago
delle Tilevoides. Una catena montuosa si distende da sud-ovest a nord-est,
raggiungendo i 745 metri di altezza del monte Vouni. L’isola è abitata
da cinquecento persone che vivono semplicemente, alcuni sono pescatori,
ma la maggior parte degli abitanti coltiva ulivi e alleva bestiame.
E’ l’alba quando metto il kayak in acqua, la traversata è breve, meno
di tre chilometri separano la spiaggia di Agrilia dalla costa nord/orientale
dell’isola. Mi fermo a metà traversata per osservare meglio le tinte
degradanti del mare e del cielo, che al sorgere del sole mi avvolgono
dolcemente in un silenzio assoluto e mistico. Il mio sguardo spazia
verso le rosate terre che emergono dall’orizzonte marino.
Arrivato a Kalamos, sbarco subito su una particolare e inconsueta spiaggia,
è un luogo accessibile solo dal mare e si presta magnificamente per
un bivacco. Fatta qualche fotografia, calzo nuovamente il kayak e pagaio
verso sud, ai piedi di scogliere verticali. I pini riescono a crescere
anche sulle rocce più scoscese e spesso giungono vicinissimi al mare.
Lungo la costa, una frattura geologica forma una inconsueta e doppia
grotta, in quella a destra è possibile sbarcare su una spiaggetta posta
sul fondo. Qualche decennio fa, era un rifugio per foche monache. Prima
di arrivare al porto di Kalamos incontro le spiagge di
Myrtia e Asproyali.
Sbarcare al porto di Kalamos consente di entrare in contatto con l’anima
dell’isola e la sua gente. Porto Kalamos è il villaggio più importante
che comunque non è stato ancora aggredito dal turismo di massa, pur
essendo una meta ambita dai diportisti che vagano per le isole Ionie.
Alcune taverne e un paio di market offrono i comfort essenziali ai turisti,
l’atmosfera è semplice e rurale e le possibilità di un soggiorno sono
comunque limitate a pochi studios.
La scuola elementare apre per le esigenze di cinque o sei bimbi, poi,
crescendo, i ragazzi per studiare devono abbandonare l’isola. La vita
a Porto Kalamos sembra quella di epoche ormai lontane, gli abitanti
vivono in modo genuino.
Da Porto Kalamos costeggio in kayak verso sud. Agripidia è un
piccolo insediamento tra gli ulivi e il mare, ci sono i ruderi di alcuni
mulini a vento, di cui uno, ancora in discreto stato conservativo, sembra
sorvegliare una spiaggetta ghiaiosa posta ai suoi piedi.
A seguire, golfi e spiagge meravigliose: Myli,
Krouvieli, Dafni,
Maza, Petrolaycado,
e su una di esse, per me la più bella, sbarcando, mi trovo accanto ai
resti di una tartaruga marina (Caretta-Caretta).
La sosta nella baia di Porto Leone o Kefali è assolutamente da
fare per andare alla scoperta di questo antico villaggio fondato dai
veneziani e distrutto dal terremoto del 1953. Dopo il terremoto il paese
è stato definitivamente abbandonato, ma passeggiando tra questi vecchi
ruderi che sanno ancora di vita vissuta e di affrettata emigrazione,
le sensazioni che si percepiscono sono particolari e ovunque i vecchi
ulivi, custodi del villaggio, sono vivi testimoni muti di tempi andati.
Vago tra queste mura fatiscenti e raggiungo la parte alta del paese,
dove c’è l’unico stabile ancora in buono stato: la chiesa. Accampati
nei pressi trovo un nutrito e variegato gruppo di ragazzi francesi,
li invidio un poco. E’ bellissimo vederli, giovanissimi, ragazzi e ragazze
che rappresentano il mondo intero, la nuova e vera civiltà, giovani
europei bianchi che parlano amichevolmente con neri di origini africane,
altri, coi tratti somatici orientali che scherzano con magrebini e mediorientali
dalla pelle olivastra. E’ in questi giovani così universali e che amano
stare insieme in questo luogo incontaminato, che si pongono le speranze
di vero sviluppo della nostra futura civiltà.
Ripreso il kayak, costeggio il promontorio che chiude a sud il golfo
di Kefali, sul quale sorgono le rovine di alcuni mulini a vento. Capo
Kefali è la punta più a sud dell’isola, in mare aperto, due o tre
km. più a sud/ovest, si trova l’isoletta vulcanica di Formikoula, le
sue baie e le spiaggette meritano una deviazione, sono mete frequentate
dai diportisti. Ancora più a sud svetta il monte dell’isola di Atokos
mentre a ovest vediamo l’isola di Meganissi con accanto l’isolotto
di Kythros. La costa sud occidentale di Kalamos non è molto accogliente,
sopratutto a causa delle numerose api che rendono le soste molto pericolose.
Nel golfo più ampio sono sistemate grandi vasche per l’allevamanto del
pesce, alcuni addetti, prevalentemente di origine africana ed asiatica,
vivono in condizioni che mi appaiono difficili, in fatiscenti baracche
montate su palafitte metalliche.
Dopo capo Trakilos, il versante nord di Kalamos cambia aspetto, fitti
boschi scendono dalle pendici del monte Vouni e dal pizzo Xilokastro
e la costa si fa più dolce e accessibile. Lungo la riva si trovano diverse
le spiagge e il paesino di Episcopi col suo porticciolo che guarda
verso Mitikas, dal quale è collegato tramite un piccolo traghetto. Le
spiagge di Trakilos, Kipoi,
Alexaki e Kedros
si susseguono tra le verdeggianti rive, ed essendo le più vicine a Mitikas,
sono abbastanza frequentate dai bagnanti e dalle barche che ancorano
in queste baie riparate.
Affacciata alla spiaggia di Ayios Konstantinos c’è la chiesetta di Ayios
Donatos, ormai corrosa dalla salsedine.
Mentre le nubi si apprestano a coprire le vette più alte, termina la
mia circumpagaiata dell’isola.
Attraversando il mare per raggiungere la spiaggia di Agrilia penso che
pagaiare attorno a queste isole è stato un vero piacere, l’acqua è pulitissima
e la natura sovrana, sarebbe stato anche molto interessante trascorrervi
più giorni per socializzare con gli abitanti ed esplorare l’entroterra,
sarà per un prossimo viaggio.
Escursione
in kayak – Perimetro dell’Isola di Kalamos (e Formikoula) e traversate
dalla spiaggia di Agrilia: 43 km. circa -
Una cosa è certa: su queste isole vorrei
assolutamente tornare, col mio kayak, la mia tenda e un buon paio di
scarpe da trekking.
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