ARKI' di Giancarlo Bedini - agosto 2013Non so se la “Stefanìa” che ancora alloggia ogni anno
ad Arkì alla fine di agosto e della quale ci ha parlato Nikolas è la
stessa Stefania Pampanin che ci ha descritto l’isola all’inizio degli
anni 2000 come un posto primitivo e recondito, credo comunque che lei
(la Pampanin) sia d’accordo con me nel dire che quell’isola non esiste
più, se mai è esistita.
SPIAGGEIl mare di Arkì è, come è noto, una delle meraviglie del Dodecanneso e dell’intera Grecia insulare e per questo attira una tale concentrazione di visitatori in barca da tutta Europa. La scelta di spiagge è poi un po’ più ampia di quanto si possa pensare.
TiganakiaCi si arriva in trenta minuti prendendo la strada a destra
della taverna Nikolas, costeggiando i due fiordi paralleli di Porto
stretto, superando un cancello di ferro e scollinando fino al muro dell’abbandonata
lottizzazione. Lo sterrato è largo appunto fino al muro, oltre il quale
si riduce a sentiero. Non ci sono più trespoli e cartelli indicatori
ma la strada è facile. Al termine dello sterrato ci si ritrova sotto
il grande ulivo citato nel sito, nei pressi del quale si può scegliere
tra due modi di raggiungere il mare: a destra, costeggiando il muro,
a sinistra, superata la chioma dell’albero, attraversando arbusti e
spine. Spiaggia dietro il nuovo moloQuesta è la nuova spiaggia, realizzata in concomitanza con la costruzione del molo dei traghetti, a circa 300 metri dal porto. E’ chiaramente il frutto di sbancamenti che hanno unificato in unica spiaggia quelle che erano prima piccole cale in successione. Il risultato però non è negativo: il lido, leggermente arquato, è lungo quasi un centinaio di metri, sufficientemente profondo e munito di diverse, piccole ma già frondose tamerici. La spiaggia è fatta di un misto di sabbia bianca e materiale di riporto, ma l’impressione generale è comunque piacevole. Si raggiunge con una piccola camminata e ci si sta bene. LimnariPosto affascinante. Spiaggia piuttosto piccola, con un solo grande albero (oltre ad altri rinsecchiti) ma dall’atmosfera grandiosa e remota. Puro relax, mare quasi come quello di Tiganakia ed “accessori” per la siesta (una specie di pancale di legno che fa le veci di un lettino, munito di guanciale e poggia piedi, sempre di legno). Si tira giù diritto dal tronco di strada che si diparte dal cancello della fattoria di Mikalis. Spiaggia di Porto Stretto Con questo nome identifico la spiaggia di sabbia lato sud della lingua di terra che divide i due fiordi di Porto Stretto. Ci si arriva dalla taverna Apolapsi (To Steno) attraversando prima un lido paludoso. Delimitata da un recinto di capre, che però non disturbano, tranquillissima e dotata di una grande tamerice. E’ un alternativa, modesta, alle altre spiagge, con il vantaggio però di avere a due passi la taverna . VITTO E ALLOGGICome detto, se le baie ed i fiordi del piccolo arcipelago
hanno visto un incremento esponenziale di frequentazioni, la situazione
a terra se non è rimasta immobile ha subito in fondo solo lievi trasformazioni
negli ultimi dieci anni. A cominciare dalla disponibilità di camere,
che ancora ruota sui servizi offerti dalle famiglie di Nikolas
e di Tripas. E’ attivo il nucleo più “antico” di tale disponibilità,
costituito dalle quattro camere gestite dalla madre di Tripas poste
lungo la strada che sale dietro la locanda, subito dopo la chiesa e
dalle quattro che occupano il primo piano della costruzione di Katsavidis
(soprastante l’appartamento abitato dalla famiglia di Rotopi)
oltre il bivio per la nuova spiaggia. Le prime corrispondono ai “cubetti
bianchi” di Alberto Filippi, in realtà una specie di grande cubo suddiviso
in quattro piccole stanzette invero dall’aspetto soffocante. Meglio
sicuramente “Katsavidis rooms”, dotate di balcone privato con vista
verso il porto (e di piccola chiesetta bianca nel giardino !). Camere
piccole ma pulite e dotate di fornellino a gas, molto gradito per noi
che amiamo fare colazione sul balcone di casa. Il complesso “Katsavidis
rooms” si è successivamente arricchito di un nuovo edificio
bianco, proprio al di sopra del vecchio insediamento, con quattro camere
della stessa tipologia. ESCURSIONI E VARIE Le escursioni nell’isola oltre, naturalmente, a quelle
che portano alle spiagge citate, sono state ben descritte a suo tempo,
nei minimi particolari, da Alberto Filippi e da arricchimenti successivi
presenti nel sito. Il “rapporto” che segue, riporta le nostre impressioni
ed integra, con alcuni particolari, quanto già a disposizione. Escursione
alla caserma italiana e alla spiaggia di Nissaki (escursione dei tre
cancelli) Escursione faticosa, incerta, ma imperdibile. “Good luck”
ci ha detto Nikolas la sera prima quando ha saputo del nostro programma,
mettendoci un po’ di apprensione. Ne è valsa la pena. Il paesaggio che
si incontra da quando si esce dalla fattoria sulla collina fino alla
meta è mutevole, insolito ma sempre “lunare”. Pendii pietrosi si alternano
a distese di piccolissimi arbusti dalle forme scultoree (tanto da far
pensare che non sia stato il vento ma il pastore, divertitosi lui a
“scolpirle” a bell’apposta), a piccole macchie di alberi piegati in
due. Si procede avanzando nel deserto e incontrando in lunghe distanze
gli unici amichevoli esseri che popolano l’isola in questa parte, ovvero
qualche capra e i due famosi asinelli gemelli. Il sentiero non è (non
è più) identificabile con certezza, così come Alberto Filippi ha riferito.
Solo in alcuni tratti si scorge con relativa facilità, ma per lo più
le tracce sono multiple ed equivoche, cosicché facilmente si procederà
con un continuo andirivieni a zig zag. E’ curioso come il sentiero sia
quasi più visibile (zoomando al massimo) attraverso Google Earth che
sul posto. Comunque non ci si perde perché la direzione è sempre quella
e perché i cancelli di legno posti nel mezzo delle tre murature che
sezionano l’isola tra la fattora e la caserma consentono comunque di
riprendere la direzione. Superato il terzo cancello, si scende per la
piccola spiaggia a destra, che si incomincia dopo poco a intravvedere
con i suoi colori cangianti e turchesi. Anche qui bisogna improvvisare.
Abbiamo seguito il percorso indicato da Alberto Filippi, all’inizio,
per poi perderlo subito dopo. Comunque la voglia di scendere è tanta
e piano piano, a zig zag, ci si arriva. La “spiaggia” sotto il grande
albero l’abbiamo trovata consumata dal mare e inagibile. Sulla sinistra,
rivolta a sud un'altra pietrosa e piccola, a che consente almeno di
sostare. La sosta migliore è comunque sotto il grande albero, posto
su un piccolo costone di roccia alto tre metri sul mare e che protegge
uno spiazzo abbastanza grande da stare sdraiati comodamente. Da lì una
rilassante vista sul mare sottostante e l’isoletta di Nissaki.
Escursione lungo la costa nord est, oltre Limnari.Anche questo tragitto è stato descritto molto bene da Alberto Filippi nel suo aggiornamento del 2002, ma non siamo riusciti a ritrovarne totalmente le indicazioni. Superato il cancello est della fattoria, si prosegue lungo lo sterrato, senza scendere a Limnari. Si scorgerà dopo qualche tempo una piccola spiaggia protetta e incassata lungo la costa, raggiungibile ma che non regge assolutamente nessun paragone con Limnari. Più avanti si arriva al muro di un altro insediamento, quello della grande e verde tenuta agricola. In effetti un bel cartello in inglese ci informa che, per proseguire, il cancello giusto è quello a destra, superato il quale, si continua costeggiando il confine fino ad una piccola spiaggia con barche attraccate al moletto e segni di rimessaggio. Non è un posto che inviti proprio a fare il bagno come ancora meno lo è quello indicato come “cala delle capre”, se lo abbiamo identificato nel modo giusto, che è piuttosto una distesa pietrosa che scende piano verso il mare. Avanzando si sarebbe dovuti giungere in qualche modo alla spiaggia dell’albero, ma, all’apparenza, non vi era possibilità di proseguire se non attraversando tutta la proprietà agricola. Abbiamo dunque suonato alla porta del proprietario lungo il muro rivolto ad est ed abbiamo avuto delle gentilissime risposte, ma tutte nel senso che da lì non vi era alcun modo di proseguire in direzione nord. Tra parentesi il proprietario è divenuto da quel momento per noi “l’inglese”, per la naturalezza della sua parlata in quella lingua, ma anche per il suo portamento, che ci è sembrato da vero anglosassone. RIFORNIMENTIIl minimarket aperto da poco nei pressi della camere di Katsavidis, non offre ancora roba fresca, salvo il latte, anche se, nei momenti in cui la padrona è in buona vena (in effetti è spesso ruvida come la cartavetra) si può rimediare qualche fico od altro frutto del suo orto. Il vino si trova sia al minimarket (solo vino di Lipsi però, quello del “papa di roma” come ripete all’infinito la padrona) che al chiosco del porto. Per il resto, per le escursioni, pan carrè e fette di insaccato greco. Note importanti per il viaggio ad ArkiAvevamo programmato il viaggio immaginando di giungere ad Arki il mercoledì, giorno di transito del traghetto Nissos Kalimnos (oltre al venerdì e la domenica), come da consuetudine oraria da tutte le parti confermata, anche nel sito. Dal 2013 il traghetto ha pensato bene però di invertire le abitudini ed ha cambiato i giorni di viaggio nel martedì, il giovedì e il sabato. Siamo riusciti a non mutare nulla delle nostre prenotazioni, utilizzando il viaggio del “Lambi II” una piccola imbarcazione che fa la spola tra Patmos, Arki, Marathi e Lipsi nei giorni in cui non è attivo il traghetto, per trasportare qualche passeggero e molte merci. E’ un servizio di linea e non fa pagare la gita come le barche da escursione. Il servizio è puntualissimo ed efficiente anche se con il mare mosso sembra di essere sulle montagne russe. |