ARKI' di Giancarlo Bedini - agosto 2013

Non so se la “Stefanìa” che ancora alloggia ogni anno ad Arkì alla fine di agosto e della quale ci ha parlato Nikolas è la stessa Stefania Pampanin che ci ha descritto l’isola all’inizio degli anni 2000 come un posto primitivo e recondito, credo comunque che lei (la Pampanin) sia d’accordo con me nel dire che quell’isola non esiste più, se mai è esistita.
Un’isola dal carattere quasi puro, con pochi abitanti tutti dediti alla pesca, alla pastorizia e a poco altro. Ospitali però nei confronti di chi giungesse in tale luogo sperduto e poco conosciuto, pronti ad offrire loro letto e vitto (e che vitto !) e ad accoglierli nel cerchio dei loro balli serali. Questa visione di una comunità non sottoposta alle pressioni (tutto relativamente alle sue dimensioni) del turismo e soprattutto intonsa dal lato del “carattere” dei suoi abitanti, oltreché della condizione ambientale, mi sembra fosse la cifra di tale descrizione.
In questi anni deve essere avvenuto un rapido fenomeno di trasformazione, descritto in parte da Stefania, che ha accomunato Arkì al destino di altre isole periferiche simili, quello di divenire una specie di dependance di posti vicini, più grandi e più noti e di essersi adattata ad una certa fama, anche internazionale. Questa fama, che è la fama di tutto l’arcipelago, ha prodotto una pressione sull’isola che, almeno in alta/altissima stagione, ci è sembrata insostenibile e che comunque l’ha trasformata profondamente. Questa pressione è di tipo particolare perché viene tutta dal turismo nautico o da diporto.


Barche al porto

Fiordi di Porto Stretto

La piazza del porto


Il numero grandissimo di imbarcazioni, da quelle di grandi dimensioni alle più piccole, che gravitano sull’isola e che oltre ad occupare costantemente il molo coprono le rade e le lagune anche a poca distanza dalla costa, hanno in primo luogo cambiato il paesaggio.
Ci occupiamo a ragione delle trasformazioni scellerate che avvengono sul suolo e che cambiano le vedute e distruggono il patrimonio naturale delle isole, non ci siamo mai occupati però dello stesso fenomeno che avviene davanti alle coste e dentro i fiordi e che cambia totalmente il panorama marino e costituisce un vero inquinamento ambientale. E’ solo una questione estetica ? Non credo, l’impatto visivo, in certi periodi estivi, è veramente pesante (la vicina baia di Marathi, che io avevo visitato e descritto nel 2002, non è più letteralmente lei) ma ha altre implicazioni. Il turista con barca privata, anche quando ha il buon gusto di mettere l’ancora a debita distanza dal lido, è abituato a visite ”mordi e fuggi” sulla terraferma che spesso hanno il carattere di una “conquista”. Quante volte abbiamo assistito ad approdi in piccole cale con canotti e tender pieni anche di dieci persone che arrivano vocianti e ti si parano davanti tranquillamente come se tu non ci fossi ? E poi ripartono dopo venti minuti dando il cambio ad un’ altra comitiva ? A Tiganakia questo, nel periodo più caldo, è stata la norma. Addirittura, una sera, dalle 18.00 in poi, la nuova spiaggia dietro il porto è stata occupata per metà dall’equipaggio di una grande imbarcazione (un charter) per l’allestimento di tavoli e sedie, con torce piantate tutto intorno, destinato ad ospitare una cena elegante per i passeggeri.
Tutto questo incremento del turismo da diporto, peraltro avvenuto nonostante la crisi economica, non poteva non avere riflessi sulla vocazione dell’isola. Del resto, nel frattempo, le camere a disposizione “ a terra”, che nel 2000 forse erano una dozzina ora sono una ventina, quindi con un incremento che può considerarsi trascurabile, considerato l’aumento di notorietà del posto. I pochi abitanti di Arkì hanno dunque puntato sullo sfruttamento del turismo nautico e lì ha trovato la propria “mecca”, modesta o meno. In questo ambiente ho avuto la sensazione di notare una specie di mutazione antropologica degli abitanti dell' isola (rispetto al clichè che veniva descritto) e qualcuno di loro, ad esempio Tripas, è divenuto un “personaggio”, anche suo malgrado, di fama internazionale.
Perfettamente coerente con tale tipo di ospitalità, è l”Arki” oggetto delle visite quotidiane da Lipsi e Patmos (tre-quattro al giorno). La gente arriva solo per fermarsi un’ oretta nella piazza del porto. E per fare che ? Per fermarsi al bar recentemente costruito lì di fronte o per visitare l’incredibile negozio di abbigliamento subito dietro !
Se, a parer mio, la maggior parte delle trasformazioni ambientali negative sono dovute all’impatto del turismo nautico, in misura ridotta e forse embrionale, si notano, a terra, i segni già segnalati da Stefania Pampanin e Wanda Benati. Non solo e non tanto la grande casa alla destra del porto che nasconde la vista della chiesetta, ma soprattutto la schiera di tre o quattro che sta nascendo direttamente sopra la nuova spiaggia, che sembrano ville private, ma che vengono anche affittate, al momento, a turisti in transito (almeno una di esse è di proprietà di Tripas). Per il resto il paesaggio terrestre è quello già descritto: le costruzioni dell’abortito villaggio turistico (?) giacciono là a perenne memoria della follia umana, le capre e gli asini ci sono ancora e a Tiganakia si può sempre arrivare e trovare posto sotto l’albero. L’ospitalità e l’amichevole gentilezza di Nikolas fa il resto e, in fondo, soprattutto se non ci si va in pieno agosto, la tranquillità regna sovrana. Per ritrovare la “frontiera”, bisogna però spostarsi almeno ad Agathonissi.

SPIAGGE

Il mare di Arkì è, come è noto, una delle meraviglie del Dodecanneso e dell’intera Grecia insulare e per questo attira una tale concentrazione di visitatori in barca da tutta Europa. La scelta di spiagge è poi un po’ più ampia di quanto si possa pensare.


Limnari

Limnari

Tiganakia

Spiaggia de porto

Spiaggia accanto alla tenuta agricola

Mare di fronte all'isoletta di Nissaki

 

Tiganakia

Ci si arriva in trenta minuti prendendo la strada a destra della taverna Nikolas, costeggiando i due fiordi paralleli di Porto stretto, superando un cancello di ferro e scollinando fino al muro dell’abbandonata lottizzazione. Lo sterrato è largo appunto fino al muro, oltre il quale si riduce a sentiero. Non ci sono più trespoli e cartelli indicatori ma la strada è facile. Al termine dello sterrato ci si ritrova sotto il grande ulivo citato nel sito, nei pressi del quale si può scegliere tra due modi di raggiungere il mare: a destra, costeggiando il muro, a sinistra, superata la chioma dell’albero, attraversando arbusti e spine.
La spiaggetta è sempre lei, con tamerice e palo della luce con annessa cassetta arrugginita. Per conquistare l’ombra dell’alberello, di norma è sufficiente arrivare, anche d’agosto, prima delle 11,00. Nel complesso, i visitatori “di terra” non sono mai stati più di quattro o cinque (compreso noi due). Due calette laterali tra le rocce forniscono qualche posto in più. I guai cominciano quando la spiaggetta è presa d’assalto da canotti e barche di vario tipo.
Se non ci sono barche di fronte, il paesaggio è idilliaco e si può nuotare tranquillamente nella laguna, a meno che non ci siano troppo vento e correnti. E’ consigliabile la scalata sulla collina retrostante la spiaggia, per godere della vista fenomenale sull’arcipelago di Makronissi e gustarsi tutte le sfumature del blu.

Spiaggia dietro il nuovo molo

Questa è la nuova spiaggia, realizzata in concomitanza con la costruzione del molo dei traghetti, a circa 300 metri dal porto. E’ chiaramente il frutto di sbancamenti che hanno unificato in unica spiaggia quelle che erano prima piccole cale in successione. Il risultato però non è negativo: il lido, leggermente arquato, è lungo quasi un centinaio di metri, sufficientemente profondo e munito di diverse, piccole ma già frondose tamerici. La spiaggia è fatta di un misto di sabbia bianca e materiale di riporto, ma l’impressione generale è comunque piacevole. Si raggiunge con una piccola camminata e ci si sta bene.

Limnari

Posto affascinante. Spiaggia piuttosto piccola, con un solo grande albero (oltre ad altri rinsecchiti) ma dall’atmosfera grandiosa e remota. Puro relax, mare quasi come quello di Tiganakia ed “accessori” per la siesta (una specie di pancale di legno che fa le veci di un lettino, munito di guanciale e poggia piedi, sempre di legno). Si tira giù diritto dal tronco di strada che si diparte dal cancello della fattoria di Mikalis.

Spiaggia di Porto Stretto

Con questo nome identifico la spiaggia di sabbia lato sud della lingua di terra che divide i due fiordi di Porto Stretto. Ci si arriva dalla taverna Apolapsi (To Steno) attraversando prima un lido paludoso. Delimitata da un recinto di capre, che però non disturbano, tranquillissima e dotata di una grande tamerice. E’ un alternativa, modesta, alle altre spiagge, con il vantaggio però di avere a due passi la taverna .

VITTO E ALLOGGI

Come detto, se le baie ed i fiordi del piccolo arcipelago hanno visto un incremento esponenziale di frequentazioni, la situazione a terra se non è rimasta immobile ha subito in fondo solo lievi trasformazioni negli ultimi dieci anni. A cominciare dalla disponibilità di camere, che ancora ruota sui servizi offerti dalle famiglie di Nikolas e di Tripas. E’ attivo il nucleo più “antico” di tale disponibilità, costituito dalle quattro camere gestite dalla madre di Tripas poste lungo la strada che sale dietro la locanda, subito dopo la chiesa e dalle quattro che occupano il primo piano della costruzione di Katsavidis (soprastante l’appartamento abitato dalla famiglia di Rotopi) oltre il bivio per la nuova spiaggia. Le prime corrispondono ai “cubetti bianchi” di Alberto Filippi, in realtà una specie di grande cubo suddiviso in quattro piccole stanzette invero dall’aspetto soffocante. Meglio sicuramente “Katsavidis rooms”, dotate di balcone privato con vista verso il porto (e di piccola chiesetta bianca nel giardino !). Camere piccole ma pulite e dotate di fornellino a gas, molto gradito per noi che amiamo fare colazione sul balcone di casa. Il complesso “Katsavidis rooms” si è successivamente arricchito di un nuovo edificio bianco, proprio al di sopra del vecchio insediamento, con quattro camere della stessa tipologia.
Rotopi (Popi) è molto affabile, al contrario del marito che raccoglie i turisti al molo con il mini furgone, silenzioso e scontroso. Il padre di Popi, Iliou, il “boss”, aleggia sull’isola come un fantasma, tutti ne parlano ma nessuno lo vede. Se è ancora un “boss” attivo oppure in pensione non si comprende e comunque non si ha idea di come eserciti le sue funzioni. Abbiamo capito dopo qualche giorno che abita all’interno della sua barca perennemente ancorata sul molo. Da lì almeno governa gli attracchi degli yacht e, forse, dirige le operazioni di carico e scarico del Lambi II.
Cugino di Popi è invece Nikolas, gestore dell’omonima taverna al porto, che ha costruito, pochi metri in alto sopra la taverna, un edificio con quattro camere con balcone (le migliori sotto il profilo del panorama, ma il balcone è in comune).
Ultime arrivate, le quattro camere forse più belle, costruite dalla famiglia Tripas, collocate all’altezza di quelle di Katsavidis e dall’altro lato della strada. Sono camere costruite in pietra a piano terra, con piccolo giardino e spazio privato antistante. Si differenziano dalle altre perché sono le uniche costruite con un occhio al gusto, anche per quanto riguarda gli arredamenti interni. Il difetto di queste camere sta nel fatto che, essendo al piano terra, hanno la visuale chiusa da piante ed edifici (a cominciare dalla vecchia scuola).
Qui finisce l’offerta “alberghiera” organizzata dell’isola, ma non le possibilità di alloggio. Abbiamo individuato diverse vecchie case chiaramente affittate a turisti, a cominciare da quella, molto bella, a fianco delle nuove camere di Nikolas, circondata da un bel giardino e da quella situata esattamente davanti, guardando il mare, al complesso in pietra di Tripas. L’impressione è che queste case siano riservate ad ospiti fissi, in particolare la seconda che era occupata da una numerosa famiglia di greci. La prima invece era in uso ad una famiglia di italiani: vale la pena chiedere a Nikolas per la sua eventuale disponibilità. Oltre a queste, sono sicuramente affittabili gli appartamenti delle nuove case costruite sulla collina dietro la spiaggia del nuovo molo (riferimento Tripas). E’ possibile infine che si possano locare anche alcune delle case uni o bi-familiari appena costruite lungo la strada che porta al nuovo molo, in bellissima posizione, che noi abbiamo visto sempre chiuse.
Come si sa, Tripas e Nikolas sono principalmente i gestori delle due taverne storiche del porto. La terza, è stata da qualche anno sostituita da un bar, completamente fuori contesto, come il negozio di abbigliamento che lo “completa” (bar e negozio appartengono allo stesso gestore). Il bar è costruito in stile lungomare di Rodi o di Naxos, il negozio vende articoli che troviamo nei nostri mercatini cinesi. Resiste, apparentemente in buona forma, la taverna di Porto stretto (Apolapsi) gestita da Isidoro, la madre cuoca Angheliki e, forse, la sorella.
Come si sa, Tripas e Nikolas sono principalmente i gestori delle due taverne storiche del porto. La terza, è stata da qualche anno sostituita da un bar, completamente fuori contesto, come il negozio di abbigliamento che lo “completa” (bar e negozio appartengono allo stesso gestore). Il bar è costruito in stile lungomare di Rodi o di Naxos, il negozio vende articoli che troviamo nei nostri mercatini cinesi. Resiste, apparentemente in buona forma, la taverna di Porto stretto (Apolapsi) gestita da Isidoro, la madre cuoca Angheliki e, forse, la sorella.
La nostra scelta è riconducibile ad una serie di fattori ambientali, quali l’atmosfera più calda e spontanea di Nikolas rispetto a quella più sofisticata (tutto è relativo !) e compassata di Tripas, l’offerta di musica e danze, con primo ballerino il pastore Michalis e la cortesia dello stesso Nikolas, un vero amico. D’altra parte il banchiere Bazoli e il suo ospite Fassino, sbarcati una sera dal poderoso Yacht attraccato sul molo, quale taverna hanno scelto per cenare ? Appunto Tripas !
Anche alla taverna Apolapsi si mangia bene, nonostante l’offerta sia piuttosto ristretta. E’ frequentata quasi esclusivamente da naviganti sistemati nella rada di Porto stretto, che la sera occupano quasi tutti i tavoli e che sembrano degli abituè del posto. Durante il giorno, la madre di Isidoro si rilassa seduta sulla terrazza della taverna e con un grande binocolo scruta l’orizzonte antistante, probabilmente per individuare movimenti di barche conosciute o la partenza di ospiti verso la taverna e così, forse, per poter anticipare la preparazione dei cibi.

ESCURSIONI E VARIE

Le escursioni nell’isola oltre, naturalmente, a quelle che portano alle spiagge citate, sono state ben descritte a suo tempo, nei minimi particolari, da Alberto Filippi e da arricchimenti successivi presenti nel sito. Il “rapporto” che segue, riporta le nostre impressioni ed integra, con alcuni particolari, quanto già a disposizione. Escursione alla caserma italiana e alla spiaggia di Nissaki (escursione dei tre cancelli) Escursione faticosa, incerta, ma imperdibile. “Good luck” ci ha detto Nikolas la sera prima quando ha saputo del nostro programma, mettendoci un po’ di apprensione. Ne è valsa la pena. Il paesaggio che si incontra da quando si esce dalla fattoria sulla collina fino alla meta è mutevole, insolito ma sempre “lunare”. Pendii pietrosi si alternano a distese di piccolissimi arbusti dalle forme scultoree (tanto da far pensare che non sia stato il vento ma il pastore, divertitosi lui a “scolpirle” a bell’apposta), a piccole macchie di alberi piegati in due. Si procede avanzando nel deserto e incontrando in lunghe distanze gli unici amichevoli esseri che popolano l’isola in questa parte, ovvero qualche capra e i due famosi asinelli gemelli. Il sentiero non è (non è più) identificabile con certezza, così come Alberto Filippi ha riferito. Solo in alcuni tratti si scorge con relativa facilità, ma per lo più le tracce sono multiple ed equivoche, cosicché facilmente si procederà con un continuo andirivieni a zig zag. E’ curioso come il sentiero sia quasi più visibile (zoomando al massimo) attraverso Google Earth che sul posto. Comunque non ci si perde perché la direzione è sempre quella e perché i cancelli di legno posti nel mezzo delle tre murature che sezionano l’isola tra la fattora e la caserma consentono comunque di riprendere la direzione. Superato il terzo cancello, si scende per la piccola spiaggia a destra, che si incomincia dopo poco a intravvedere con i suoi colori cangianti e turchesi. Anche qui bisogna improvvisare. Abbiamo seguito il percorso indicato da Alberto Filippi, all’inizio, per poi perderlo subito dopo. Comunque la voglia di scendere è tanta e piano piano, a zig zag, ci si arriva. La “spiaggia” sotto il grande albero l’abbiamo trovata consumata dal mare e inagibile. Sulla sinistra, rivolta a sud un'altra pietrosa e piccola, a che consente almeno di sostare. La sosta migliore è comunque sotto il grande albero, posto su un piccolo costone di roccia alto tre metri sul mare e che protegge uno spiazzo abbastanza grande da stare sdraiati comodamente. Da lì una rilassante vista sul mare sottostante e l’isoletta di Nissaki.


Verso nord alberi piegati dal vento

paesaggio a nord


Alla vecchia caserma italiana si arriva invece proseguendo diritti dal terzo cancello, senza scendere verso il mare. L’impressione è stata che il tragitto fosse ancora lungo prima di arrivarci, o forse le distanze si dilatavano dopo tre ore di cammino. Unificare le due mete nella stessa giornata è possibile, ma richiede più tempo di quanto ne avessimo noi.

Escursione lungo la costa nord est, oltre Limnari.

Anche questo tragitto è stato descritto molto bene da Alberto Filippi nel suo aggiornamento del 2002, ma non siamo riusciti a ritrovarne totalmente le indicazioni. Superato il cancello est della fattoria, si prosegue lungo lo sterrato, senza scendere a Limnari. Si scorgerà dopo qualche tempo una piccola spiaggia protetta e incassata lungo la costa, raggiungibile ma che non regge assolutamente nessun paragone con Limnari. Più avanti si arriva al muro di un altro insediamento, quello della grande e verde tenuta agricola. In effetti un bel cartello in inglese ci informa che, per proseguire, il cancello giusto è quello a destra, superato il quale, si continua costeggiando il confine fino ad una piccola spiaggia con barche attraccate al moletto e segni di rimessaggio. Non è un posto che inviti proprio a fare il bagno come ancora meno lo è quello indicato come “cala delle capre”, se lo abbiamo identificato nel modo giusto, che è piuttosto una distesa pietrosa che scende piano verso il mare. Avanzando si sarebbe dovuti giungere in qualche modo alla spiaggia dell’albero, ma, all’apparenza, non vi era possibilità di proseguire se non attraversando tutta la proprietà agricola. Abbiamo dunque suonato alla porta del proprietario lungo il muro rivolto ad est ed abbiamo avuto delle gentilissime risposte, ma tutte nel senso che da lì non vi era alcun modo di proseguire in direzione nord. Tra parentesi il proprietario è divenuto da quel momento per noi “l’inglese”, per la naturalezza della sua parlata in quella lingua, ma anche per il suo portamento, che ci è sembrato da vero anglosassone.

RIFORNIMENTI

Il minimarket aperto da poco nei pressi della camere di Katsavidis, non offre ancora roba fresca, salvo il latte, anche se, nei momenti in cui la padrona è in buona vena (in effetti è spesso ruvida come la cartavetra) si può rimediare qualche fico od altro frutto del suo orto. Il vino si trova sia al minimarket (solo vino di Lipsi però, quello del “papa di roma” come ripete all’infinito la padrona) che al chiosco del porto. Per il resto, per le escursioni, pan carrè e fette di insaccato greco.

Note importanti per il viaggio ad Arki

Avevamo programmato il viaggio immaginando di giungere ad Arki il mercoledì, giorno di transito del traghetto Nissos Kalimnos (oltre al venerdì e la domenica), come da consuetudine oraria da tutte le parti confermata, anche nel sito. Dal 2013 il traghetto ha pensato bene però di invertire le abitudini ed ha cambiato i giorni di viaggio nel martedì, il giovedì e il sabato. Siamo riusciti a non mutare nulla delle nostre prenotazioni, utilizzando il viaggio del “Lambi II” una piccola imbarcazione che fa la spola tra Patmos, Arki, Marathi e Lipsi nei giorni in cui non è attivo il traghetto, per trasportare qualche passeggero e molte merci. E’ un servizio di linea e non fa pagare la gita come le barche da escursione. Il servizio è puntualissimo ed efficiente anche se con il mare mosso sembra di essere sulle montagne russe.